É stato uno degli avversari più agguerriti nella scorsa serie B e adesso Davide Barroero vestirà la maglia dei rivali della Speb. «Sarei anche rimasto a Neive, ma si è presentata questa opportunità e l’ho colta al volo. Una bella società e una bella squadra: sono molto contento della scelta».
L’anno scorso ve la siete giocata in semifinale.
«Arrivavamo da un bel periodo e in due partite, ritorno e spareggio in casa, abbiamo perso la stagione. La Speb con Daziano ha fatto un campionato strepitoso, raccolgo dunque un bel testimone! Sarà un bel peso e ce la metterò tutta per ripetere il loro campionato, ma l’ho detto subito ai nuovi dirigenti: il primo obiettivo sarà quello di divertirmi e far divertire il pubblico».
Ma un pensierino alla A non lo fai più?
«Credo di non essere ancora finito a 27 anni, qualche chance penso ancora di avercela: certo, tornare in A resta un sogno e riconquistarla non sarà facile. Ma ci proverò».
Magari con un più freddezza in più nelle gare decisive?
«Vero. Nell’ultimo campionato di B non sono partito bene, poi ho trovato una bella continuità con tante vittorie consecutive, anche se poi sono mancato al momento decisivo. Ecco, la consapevolezza di potermela giocare con tutti c’era, è mancata la lucidità nelle partite che contano. Adesso vediamo di fare tesoro di quello che è successo…».
Il campo di San Rocco?
«Mi piace molto, ho sempre fatto belle partite e ci ho vinto parecchio. È molto regolare e poi, come tutti dicono, in quella zona il pallone viaggia di più che in Langa».
Solo che non è comodo come quello sotto casa…
«Io abito ancora a Neive, per il mio lavoro in palestra mi divido tra Bra e Dogliani: sono abituato a muovermi. E poi per passione si fa volentieri anche un’ora e passa in macchina per andare a giocare».
La squadra?
«Hanno confermato Simone Re che come centrale è tra i più forti, così come Giacomo Vinai, anche lui una garanzia, oltre ad Andrea Gastaldi: insomma un gruppo già affiatato e di grande qualità. Per il muro ho garantito io per Alessandro Veglio. L’ho allenato un po’ di anni fa quando era nelle giovanili: si vedeva già allora che aveva dei numeri. Per scherzo gli avevo detto, vedrei che un giorno giocheremo insieme. Potrebbe essere una scommessa, ma credo che sarà una rivelazione. In panchina poi ci sarà sempre Mario Musso, oltre ad Enrico Unnia anche se si dividerà con la C2 dove debutta suo figlio. Saranno sicuramente importanti con i loro consigli».
Preparazione ovviamente sempre fai da te, visto che lo fai per lavoro?
«Ormai da due anni mi alleno con Enrico Parussa: abbiamo messo insieme i nostri studi, lui come fisioterapista, io da preparatore atletico per un programma di lavoro. In più ci confrontiamo anche con Roberto Corino al Cidimu. Qualcosa abbiamo cambiato, ma la base è rimasta la stessa».