Viaggio nella serie A 2022, Marco Battaglino

Marco Battaglino è stato confermato capitano a Canale; primo obiettivo, quello di presentarsi in massima forma, dopo i guai fisici della scorsa stagione. «Adesso sto bene, mi sto allenando nel modo migliore. Certo, sono partito un po’ più tardi del previsto: a inizio ottobre sono stato operato alla caviglia, ho fatto mesi intensi di recupero, ma sino ai primi di dicembre non sono riuscito a camminare nel modo corretto, e ovviamente a correre».

Ma cos’è successo di preciso?
«Un problema che è emerso a inizio dello scorso campionato, ma era ormai troppo tardi per andare sotto i ferri. Sono stato fermo anche oltre un mese ad aprile, ho giocato con antidolorifici, forse anche per questo ho patito un po’ spesso di crampi. Così alla fine è stato necessario l’intervento perchè si era creata una crescenza sull’osso. Adesso è risolto e si riparte».

Come?
«La caviglia è quella sinistra, quella dell’ultimo piede in appoggio in battuta e dunque abbiamo fatto un programma diverso, graduale per la situazione. Ho deciso anche di cambiare preparazione, affidandomi a Lorenzo Terreno e Diego Borgna: i volumi sono gli stessi, ma le distanze diverse, cercando anche un lavoro di prevenzione per i crampi». 

Eppure immagino che tu sia contento del tuo ultimo campionato?
«Sì, certamente è stata una bellissima stagione: siamo arrivati nei quattro alla fine del girone d’andata, andando alle semifinali di Coppa Italia; in campionato ce la siamo giocata sino alla fine con Raviola, ma comunque un sesto posto finale è fantastico. Mi chiederai quale sarà il mio obiettivo per il prossimo campionato e ti rispondo che spero almeno di ripetermi, anche se so benissimo che non sarà facile».

La squadra è pressoché la stessa con la conferma di Nenad Milosiev centrale, Davide Cavagnero al largo e Giampiero Porro in panchina; l’unico nuovo arrivo è quello di Edoardo Gili, che in fondo è un canalese doc…
«Sì, e sono molto contento di questo. Siamo un bel gruppo che ha voglia di crescere e io sono convinto della forza del gruppo. Con Edo non ho mai giocato insieme, ma lo conosco benissimo: si è subito integrato anche perché conosce benissimo l’ambiente. E poi uno come lui fa subito squadra…».

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