Ma chi era Riccardo Fuseri, il primo capitano campione d’Italia nel 1912?

Ma chi era Riccardo Fuseri, il primo capitano campione d’Italia nel 1912? Era nato a Mondovì, nel 1887, ma per lavoro – era un ragioniere di professione – viveva spesso a Torino. In campo un uomio di grande personalità e altrattanta potenza. Fuseri, alla battuta, non è quello che si dice un bel giocatore. V’è qualcosa di rattenuto, di faticoso nello slancio. Si ha quasi l’impressione ch’egli stia ad ogni istante per scattare, ma che non trovi il momento propizio per lo slancio decisivo. Poi, tutto ad un tratto, il corpo ha come un fremito, le gambe sembrano riacquistare la giusta articolazione, il braccio si distende per la battuta. Giocatore di forza, essenzialmente Fuseri mette a profitto la formidabile leva del suo braccio, che egli aziona col sussidio di una forza muscolare d’eccezione. Egli cerca di battere il suo avversario non in scaltrezza, ma in forza, in ciò sospinto dal suo stesso temperamento. È più forte nella rimessa che nella battuta, forse perché il palleggio diretto con l’avversario stimola il suo spirito agonistico, accende il suo entusiasmo per la lotta. È un giocatore che dà tutto in una partita. Egli ha l’inestimabile dono della sincerità. Non v’è posa nei suoi atteggiamenti; la partita egli la vince realmente. Così viene descritto sul Paese Sportivo nel 1928. Di campionati di pallone elastico ne aveva già vinti cinque, quattro dal 1912 al 1915, uno nel 1922, per poi aggiudicarsene un altro nel 1934. E nel 1914 aveva anche vinto il titolo di pallone piccolo con il bracciale e nel tamburello.
Uno che non amava perdere: si racconta che in una partita a Torino, quando un terzino avversario, tal Rivetti da Castagnole delle Lanze, gli fermò tre palloni difficili uno dietro l’altro, lo inseguì per due giri di campo, oppure che a Sanremo in un incontro che non stava andando come voleva andasse, picchiò con la testa in una recinzione tanto da rimanervi impigliato.
Ma come nacque l’idea di campionato di pallone elastico? Non c’era la federazione, tutto nacque dalla Gazzetta del Popolo dove lavorava un altro monregalese, Camillo Eugenio Costamagna. Erano amici e sulle collonne del giornale lanciarono la sfida. Posta da 200 a mille lire, quasi una cascina insomma. Costamagna poi divenne direttore della Gazzetta dello Sport e da buon appassionato anche di ciclismo si inventò pure il Giro d’Italia.
Fuseri giocò un po’ ovunque, ma le sfide a Mondovì erano quelle più sentite. Allora si giocava nella parte alta della città, in Piazza Maggiore, dove spesso Fuseri era solito allenarsi in battuta tra l’entusiasmo dei suoi concittadini. Quando giocava lui la Società della Funicolare non lesinava ricchi premi per i giocatori, perché imbarcava così tanti spettatori per salire a Piazza, più ancora che per la serata dei fuochi per la Festa dla Madona.

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