Una nuova sfida per Paolo Vacchetto, Alba e il Mermet. «È un piacere giocare qui, una piazza super importante, che ho sempre vissuto e sognato da bambino. Ti dà un bella carica e al tempo stesso altrettanta responsabilità».
Come ti sei trovato a giocare lì?
«Il Mermet devo digerirlo ancora un po’, ho sempre fatto fatica, non ha mai offerto prestazioni spettacolari da avversario. Sto imparando, pian piano sto cercando di farlo diventare mio».
Con una guida importante per il Mermet, quella di Bruno Campagno da coach insieme a Domenico Raimondo.
«Piacevolmente sorpreso da Bruno, si è creato subito un bel feeling, Parliamo la stessa lingua del campo, i suoi insegnamenti sono facilmente intuibili, adesso tocca a me stare al passo con tutto quello che mi dicendo. Lavoro con lui anche a Base 190, è sempre molto presente in campo e fuori. Ammetto che all’inizio un briciolo d’effetto l’ho avuto nel vederlo in panchina, ma credo che sia già uno dei migliori mister, visto che si è calato immediatamente nella parte. E mi ha sorpreso tutto quello che sta facendo e organizzando per la pallapugno ad Alba, soprattutto dal lavoro che porta avanti con i giovani e nelle scuole. Un vero punto di riferimento per tutti in società».
La squadra?
«Con Roby (Drago) abbiamo un’intesa costruita in anni, con Nenad (Milosiev) invece non avevo mai giocato: stiamo trovando una bell’equilibrio in campo, ci parliamo spesso, cerchiamo di migliorarci, vediamo ogni critica in senso sempre positivo. E poi c’è Lory (Bolla): mi fido ciecamente di lui, in fondo è quello che ne capisce più di tutti: in ogni occasione ha la risposta giusta e soprattutto tanta pazienza…».
Domanda scontata, obiettivi?
«Un po’ di rammarico per l’ultimo campionato c’è: poteva sicuramente andare meglio. Ho voluto capire gli errori, sto cercando di mettere insieme la basi per superarli. In punta di piedi, anche se le mentalità di Bruno la conoscete, un vincente che non ci si accontenta. Far bene è il primo obiettivo, poi come sempre sarà il campo a parlare».
Ti sento bello carico.
«Quando cambi all’inizio sei sempre gasato: nuova squadra, un sistema di allenamento un po’ diverso, una società importante dove non hai mai giocato, è chiaro che l’entusiasmo sia a mille, visto anche l’ambiente che ho trovato. Dalle prime amichevoli si è avvertito tutto questo, aldilà dei risultati, questo è un periodo di transizione a livello fisico, ma un passo alla volta ci stiamo inquadrando davvero bene».